Gino Bartali, campione di ciclismo e di umanità

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Ho sempre amato la figura di Gino Bartali, grandissimo campione di ciclismo legato ad alcune delle imprese più leggendarie del nostro sport. Dal Giro d’Italia vinto ad appena ventidue anni nel 1936 all’incredibile Tour de France dominato nel 1948, passando per la grande rivalità con Fausto Coppi e altri innumerevoli trionfi, Ginettaccio è stato uno degli sportivi rimasti meglio impressi nell’immaginario collettivo del popolo italiano. Quando però il mondo è venuto a conoscenza del suo fondamentale aiuto nei confronti di numerose persone di fede ebraica durante la II guerra mondiale, quelle fantastiche vittorie hanno lasciato spazio nel mio cuore alla sua immensa umanità e al suo incredibile coraggio in tempi tanto difficili.

In che modo, dunque, Gino contribuì a salvare molti ebrei dal terribile Olocausto nazifascista?

Contattato da Elia Angelo Dalla Costa, arcivescovo di Firenze dal 1931 al 1961, Gino Bartali entrò a far parte dell’organizzazione clandestina DELASEM (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei) nel 1943 e fra il settembre di quell’anno e il giugno 1944 compì la sua missione umanitaria. Partendo dalla stazione di Terontola – Cortona e giungendo a volte addirittura fino ad Assisi, realizzò svariati giri in sella alla sua bicicletta trasportando documenti e fototessere all’interno dei tubi del telaio in modo che una stamperia segreta potesse poi falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati.
Gioia Bartali nipote di Gino
In alcune occasioni venne fermato dalle guardie fasciste e talvolta fu sfiorato dallo scoppio di qualche bomba. Nonostante ciò, il suo indomito coraggio e la sua profonda fede lo fecero proseguire in questi viaggi e lo resero quindi salvatore di circa 800 persone, così come dichiarato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005 durante il conferimento postumo della medaglia d’oro al merito civile. Negli anni successivi sarebbero poi giunti riconoscimenti ancor più importanti: il 2 ottobre 2011 fu infatti inserito tra i “Giusti dell’Olocausto” nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, mentre il 23 settembre 2013 venne dichiarato “Giusto tra le Nazioni”dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah.
Figlio di Gino Bartali Yad Vashen
Quest’ultima onorificenza è stata conferita a molti altri cittadini non ebrei, grazie al cui impegno durante la Shoah fu salvata la vita ad almeno un cittadino ebreo. E il nome di Gino Bartali, assieme a quello di questi altri eroi, verrà eternamente ricordato da una stele sul monte Herzl nei pressi di Gerusalemme.
Infine, il 2 maggio 2018, ricevette la nomina a cittadino onorario di Israele a un paio di giorni dall’inizio del Giro d’Italia proprio sulle strade della capitale.

Gino Bartali e il ciclismo: le sue più grandi imprese

Dopo avervi brevemente parlato del suo impegno umanitario a favore del popolo ebraico perseguitato durante la II guerra mondiale, concludo questo articolo con il racconto di alcune delle sue più celebri imprese sportive.
Tra i suoi maggiori trionfi spiccano le tre vittorie al Giro d’Italia (1936, 1937 e 1946), la doppietta al Tour de France (1938 e 1948), il poker alla Milano – Sanremo (1939, 1940, 1947 e 1950) e il tris al Giro di Lombardia (1936, 1939 e 1940). Il Tour de France 1948 è sicuramente quello più famoso in assoluto poiché viene spesso associato all’aver salvato l’Italia dalla guerra civile in seguito all’attentato subito da Palmiro Togliatti, leader politico del PCI (Partito Comunista Italiano). Gino, staccato di oltre 20 minuti dal campione francese Louison Bobet in classifica generale, fu immediatamente interpellato dall’Italia e avvertito dell’accaduto con il consiglio di conquistare la maglia gialla in modo da distrarre l’opinione pubblica nazionale.

Il ciclista toscano, motivato più che mai, attaccò il giorno successivo sul Col d’Izoard tagliando il traguardo a braccia alzate in quel di Briançon. E, ventiquattro ore dopo, bissò ad Aix-les-Bains andando a scalzare il fiero avversario transalpino dal primo posto assoluto. Ormai imprendibile per gli stanchi rivali, avrebbe trionfato il 25 luglio con 26’16” sul belga Briek Schotte. Sulla salita del Col du Galibier al Tour de France 1952 avvenne invece il mitico passaggio di borraccia tra lui e Fausto Coppi, eternamente immortalato da una fotografia nella memoria di qualsiasi tifoso… anche se non sapremo mai chi dei due l’abbia passata all’altro.

coppi bartali borraccia

Riccardo Tempo